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“Fantasmi blu” 2021

Francesca Di Vece nasce a Canosa di Puglia, ma si forma fuori dalla Puglia e precisamente a Salerno, dove frequenta la scuola di Interior Design. Sempre a Salerno frequenta alcuni corsi in Disegno, Manipolazione della Ceramica e si laurea in Ingegneria Civile. Da libera professionista opera nella ristrutturazione di appartamenti, ricoprendo il ruolo di progettista architettonico e interior designer. La sua attività riguarda anche la partecipazione a mostre d’arte. Nel 2008 partecipa all’evento artistico l’uomo, I muscoli, il movimento, con l’opera Schizzi di muscoli di movimento. Nel 2007 partecipa all’evento artistico Whipart presso il lanificio 25 di Napoli, con l’opera Il bianco e il nero del volto in Napoli e diverse altre mostre di ceramica organizzate dalla scuola del maestro ceramista Nello Ferrigno.

L’opera che l’artista espone in mostra rappresenta un tema di grande attualità che sta occupando le pagine dei media televisivi, in rete e in stampa, il dramma delle donne afghane. L’artista riprende l’immagine tristemente famosa del burqa che in passato le donne erano state costrette a indossare in quel ormai triste Paese, per rendersi invisibili agli occhi degli uomini e del mondo. Sulla grande tela, rese con pennellate veloci indistinguibili dal blu dello sfondo, figurine fluttuanti che paiono fantasmi. Nulla si distingue di loro neanche gli occhi perché il burqua ha una reticella al posto degli occhi. Le figure si fondono, sotto quel sacco informe colorato di blu c’è bisogna dimenticare che c’è qualcosa di umano. Figure blu che solo piccoli puntini di colore stanno ad indicare la luce che hanno dentro.

Da sempre attratta dall’arte performativa e dalla fotografia realizza la sua prima video performance nel 2006 dal titolo Mi vesto di colore, riproposta poi dal vivo in occasione del “Festival Sedam Dana Stvranja” nell’agosto del 2009 presso il Castello di Pazin in Croazia. L’artista concepisce l’arte secondo un pensiero totalizzante, partecipa a svariate mostre collettive di fotografia e festival dedicati alle arti. Nel suo curriculum compaiono anche esperienze cinematografiche. Svariate le pubblicazioni sia cartacee che su web. Da sempre affascinata dalla fotografia istantanea, la polaroid, della quale predilige il formato e le cromie. Ogni fotografia prima di essere realizzata viene “studiata”, progettata per essere realizzata al meglio in ogni suo dettaglio senza escludere però l’intervento del caso. Nelle sue fotografie il fruitore viene trascinato in una dimensione onirica, in bilico tra reale e surreale, un po’ sognante e a volte ironica con netti riferimenti alla realtà. Molto spesso si tratta di self-portrait in cui l’artista entra nel personaggio per vivere pienamente la sua arte. L’opera che qui viene esposta ha per titolo Ex voto e prende spunto diretto dalla nostra tradizione religiosa. L’ex voto è una locuzione latina che deriva dalla frase «ex voto suscepto», che tradotto vuol dire «secondo la promessa fatta». ln pratica, è la formula che veniva apposta sugli oggetti offerti nei santuari per ringraziare Dio, la Madonna o il Santo al quale ci si era rivolti per il miracolo richiesto e ricevuto, dal quale poi l’altra frase usata «Per grazia ricevuta». L’artista realizza un’opera molto poetica mettendo insieme foto polaroid e il ricamo, anche questo direttamente ispirato alla nostra tradizione, se pensiamo alla produzione dei manufatti ricamati per il corredo che vengono realizzati nel Salento. Sulla sua opera con sottile ironia l’artista scrive «Con la salsedine nei capelli, un ago ormai deformato che ha attraversato e perforato svariate Polaroid e un filo rosso… l’Ex Voto che è quasi terminato».