MESE DELLA CULTURA PALESTINESE

Venerdì 7 ottobre 2022 – Galleria Artemisia di via Barbarigo 83 Padova

ore 18.00 Inaugurazione MOSTRA PERSONALE di Malak Mattar, artista palestinese di Gaza presenta “La forza delle donne palestinesi alla ricerca della libertà

Esposizione dal 7 al 13 ottobre 2022

Orari mostra tutti i giorni dalle 10.00 alle 12.00; dalle 16.00 alle 18.00

Malak Mattar, giovane artista palestinese originaria da Gaza, laureata in Turchia, che ha già esposto a Roma, Bologna, Rimini, Brescia, Napoli. Malak Mattar è una ragazza che dipinge da quando ha 14 anni: ha già realizzato circa cinquecento tele e vuole farsi largo nel mondo come artista e non solo come sopravvissuta di un territorio in guerra.

Comincia a dipingere a 15 anni per curarsi dalla depressione e dall’angoscia, Grazie ai social network è riuscita a farsi conoscere all’estero ed espone in gallerie di tutto il mondo. La sua mostra itinerante, arriva ora anche a Padova, e proseguirà per Dolo e Mirano. L’arte di Malak è al femminile, molto intima, ella ama dipingere donne colorate e protettrici, spesso chine in un abbraccio: “Quando comincio una tela, provo a dipingere uomini, ma poi mi scappa la mano e si trasformano in donne”.

 “Ciò che tutti condividiamo è l’umanità, e questa è la cosa più importante. Quello che voglio condividere con [..] il mondo è che siamo tutti esseri umani e la cosa nobile che dobbiamo fare è provare sentimenti l’uno per l’altro. Ti aiuterò indipendentemente da dove vieni, e lo farò perché sei umano e perché sei vulnerabile; Puoi fare lo stesso?” (Malak Mattar)

Evento proposto dalle Associazioni Donne in Nero, Centro Pandora Aps e Assopace Padova, con il patrocinio e il contributo del Comune di Padova e l’Assessorato alla cooperazione internazionale e pace, diritti umani

Aderiscono al progetto: Comunità palestinese Veneto, Osteria volante, ANPI Padova, CGIL Padova, ASF-Agronomi e forestali senza frontiere, ACS, Ya Basta Edi Bese, Rete Radiè Resch. Con la collaborazione di Assopace Palestina


Le tele esposte in galleria

(Foto di Daniele Bolognari)

Inaugurazione mostra di Malak Mattar (Riprese e montaggio di Daniele Bolognari, musica Viaggio al Conservatorio Palestinese)

Inaugurazione della Mostra di Malak Mattar il 7 ottobre 2022 ore 18.00

Quando la pace muoredi Luisa Bazzanella Dal Piaz, storica dell’arte

La pittura di Malak Mattar al primo sguardo sembra naif: figure femminili, intere o a mezzo busto, volumetriche e ben delineate nel contorno, sono portate in superficie con campiture di colore pieno, invadono quasi tutta la tela e si stagliano su fondi azzurri o rosso fumoso, talora pieni di case mediterranee, geometricamente definite dai colori, oppure con parole come giustizia, scandita in tutte le lingue. Colombe bianche sono dipinte libere nel cielo o serrate tra le braccia.

I volti di donne si assomigliano tra di loro e sono costruiti in maniera nitida con tratti chiari e semplici, rimbalzano allo sguardo occhi sgranati, allungati, liquidi e luminosi come lo sono solo gli occhi scuri degli orientali, l’ovale del viso è nettamente contornato da capelli neri di solito lasciati sciolti e ben ordinati. Spesso i corpi si compenetrano strettamente abbracciati con le teste reclinate, una sopra l’altra.

Le vesti ampie riportano sul petto o lungo i bordi disegni geometrici, ricami a punto croce tipici palestinesi. Decorazioni floreali, con fiori di gelsomino insieme a melograni, rami di olivo e cactus fioriti, ricoprono i tessuti con una colorazione intensa, in cui a volte si intrecciano zebre, cavalli e pappagalli di colore vivace.

Queste immagini sembrano a prima vista riprendere situazioni di vita anche felice a contatto con il mondo naturale e animale, in realtà i titoli delle opere insieme alle dichiarazioni dell’artista affidate ai social, diventano essenziali per un’ulteriore e più ampia lettura.

E la stessa semplificazione formale, riferita ad una pittura spontanea, diventa una scelta di campo per raccontare storie vere con chiarezza, in maniera semplice in cui anche i fiori e gli animali acquistano un valore simbolico.

La sua storia è la storia della famiglia, di chi le è caro e delle vicende della sua terra, la striscia di Gaza.

Il popolo palestinese si trova costretto dalla segregazione, imposta dagli israeliani con la Nakba del 15 maggio 1948, in una condizione di spazi ristretti, di scarse relazioni, di insicurezza affettiva ed economica e di incertezza costante. In questo stato di isolamento i rapporti più presenti e più importanti ruotano intorno alla famiglia.

Suoi referenti formali sono i pittori delle avanguardie storiche del ‘900, alcuni esplicitamente da lei dichiarati come Munch, nell’espressione di un disagio profondo, Klimt negli abbracci stretti e nella serena raffinatezza della decorazione floreale e in particolare Picasso con cui condivide la drammaticità della guerra e la sintesi formale; ma si riconoscono anche altri come Malevic nella rappresentazione delle tradizioni popolari, Klee nelle semplificazioni architettoniche, a volte Modigliani negli esili ritratti femminili e  Chagall nella suggestione del mondo onirico.

Le colombe adagiate sul petto delle donne richiamano alla mente l’arte arcaica, le Korai greche, sculture femminili a tutto tondo, isolate nello spazio e chiuse nella loro stretta veste sottile, che recano in mano doni votivi.

Questa pittura essenziale forse è il modo più efficace, senza ulteriori mediazioni linguistiche, di rappresentare una realtà così pressante e rivela una singolare capacità di adattamento e di reazione a situazioni vissute. Racconta anche di emozioni, sentimenti sempre forti, positivi e intensi a cui non è lasciato il tempo di sedimentare. Dall’interno della gabbia di Gaza l’artista affida ai suoi quadri usciti dai confini, il compito di raccontare.

Di seguito alcune sue parole e pensieri che, affidati ai social, sono un mezzo incredibile per uscire dall’isolamento, mezzi di cui l’artista comprende subito l’importanza e ne fa ampio uso:

…non sto facendo nulla di sorprendente, sto cercando in mezzo a questo isolamento di rendere la vita più sopportabile.

…essere pittore a Gaza significa aspettarsi la morte in qualsiasi momento pur sapendo che i tuoi dipinti vivranno per sempre, e per questo bisogna cercare la sicurezza dei propri dipinti prima di quella di se stessi.

You and I, …il dipinto è un omaggio a Mourid Barghouti, appena scomparso nel 2021, in ricordo della moglie deceduta e ad un altro poeta Radwa Ashour, … ci hanno fatto vivere la bellezza dell’amore in Palestina e il dolore in esilio.

Poesia di Mourid Barghouti :  – sei bella come una patria liberata – sono esausto come un colonizzato – sei triste come una persona abbandonata, che – combatte – sono agitato come una guerra a portata di mano.

Se solo potessi inserire la mia casa nella mia valigia …il mio dipinto è per ogni palestinese che vive nella diaspora. Gaza è una delle città al mondo che sognate di lasciare, poi una volta fatto, sognate di tornare indietro, ma non potete a causa delle frontiere chiuse e dell’assedio. Secondo le Nazioni Unite, Gaza è inabitabile…si ispira alla storia di Mohamed Alshiek Yousef, giornalista e scrittore di Gaza, un change maker che portava l’amore per la Palestina e credeva nel potenziale dei giovani palestinesi per liberare la Palestina…ha dovuto lasciare Gaza…è improvvisamente morto da solo in Qatar. Gli abitanti di Gaza sono sopravvissuti fisicamente a tre guerre, ma non possiamo sopravvivere al nostro doloroso amore per la nostra casa, vedendo peggiorare la situazione. La paura di un’altra guerra, la povertà e la disoccupazione ci fanno sentire impotenti. Noi di Gaza lasciamo il nostro cuore a Gaza e io combatto per la vita, per creare un futuro migliore che non abbiamo trovato a Gaza. Ma alcuni di noi fuggono da una morte all’altra.

Poesia di Mahmoud Darwish: -Ho, la mia ferita orgogliosa – la mia terra non è una valigia –  e io non sono un viaggiatore – Sono l’amante – e la mia patria è la mia amata-.                                     

…Durante l’assalto a Gaza nel maggio 2021, non c’erano rifugi antiaerei, nessun posto sicuro in cui si potesse andare. Potevamo solo stare vicini, nelle nostre case, e sperare di non essere uccisi. Questo è stato profondamente traumatico. Eppure questa situazione ha anche creato e approfondito forti connessioni all’interno delle famiglie. Nel mezzo di questa terribile distruzione, c’era il vero amore. Ecco come sopravvivono i palestinesi.

Madre natura abbraccia il ragazzo e il suo cavallo…non avrei mai prestato attenzione alla vita degli animali a Gaza se non avessi avuto Shafa , piccolo pesce d’argento che significa guarigione, in un acquario a casa. Aiuta a vedere le relazioni tra esseri umani e animali. La vista di un ragazzo che cibava il suo cavallo al tramonto, fa ritornare alla mente i ragazzi Bakr, uccisi da una cannoniera israeliana mentre giocavano a calcio sulla spiaggia… un pappagallo rinchiuso in gabbia, divertente e coccolato, incarna l’oppressione di tutti gli esseri viventi a Gaza e la bellezza e il talento che muoiono lentamente per la costante tensione dell’assedio e dell’occupazione.

L’ultima notte a Gaza…una delle ultime opere d’arte che ho finito a Gaza, doloroso aver assistito a un quarto grande attacco…gli uccelli del sole sono gli uccelli nazionali della Palestina e li vedi ovunque tu vada.

Il fiore…Iyad era il fiore della famiglia, andava a scuola per imparare a cucinare, piantare alberi, proteggere l’ambiente…ucciso dagli agenti israeliani mentre andava a scuola…la tua vita può essere bella come un letto di fiori e può improvvisamente diventare amara e dura come un cactus. Il riposo è pace e potere, Iyad.

Bambine di Gaza…ogni volta che sentiamo la parola Gaza dobbiamo ricordare che metà della sua popolazione sono bambini.

Questa è la mia casa…sono le parole pronunciate da una anziana donna palestinese la cui casa a Gerusalemme Est è stata invasa dai coloni israeliani dell’aprile del 2021…intere famiglie palestinesi di Sheikh Jarah sono state sfrattate perché i tribunali israeliani hanno permesso ai coloni israeliani di traferirsi in esse, queste sono le parole di un vecchio palestinese “…sono cresciuto, ho studiato e ho cresciuto una famiglia qui e ogni pietra in questa casa ha una storia che mi riguarda”. Crescere ascoltando le storie dei miei nonni costretti a lasciare le loro case e vivere in campi disumani mi fa sentire fortemente che quello che sta succedendo a Sheikh Jarah  e altrove in Palestina non è che continuazione della Nakba del 1948. Dopo 70 anni stiamo ancora affrontando le conseguenze di questa pulizia etnica. Questo dipinto rappresenta la profonda connessione e le radici della famiglia palestinese nella loro casa, la casa è una parte inseparabile di noi.

Quando la pace muore abbracciala, 2019

Trovare la pace…vivevo in Turchia qualche mese fa e guardavo da vicino le notizie in Palestina, ho cercato di trovare la pace in quarantena.

My Mother…questo dipinto è per tutte le madri in Palestina e Afghanistan che sono di fronte al terrore ogni giorno e provano a proteggere la loro famiglia ogni giorno. Questa madre è forte, conforta la sua famiglia, ci sono ancora lacrime nei suoi occhi, sa che può succedere qualche cosa in ogni momento. Ho incominciato questo dipinto durante l’attacco a Gaza del 2021, rappresentando mia madre e la paura di mia sorella, non vi era nessuna sicurezza se non l’abbraccio di mia madre. Non ci sono posti sicuri a Gaza, bombe sicure, non c’è un santuario. Personalmente ero terrificata dalla sensazione di essere di fronte ad una forza e ad un potere più forte, ad armi complesse spianate di fronte al mio solo corpo che è così vulnerabile e continuamente sotto attacco. Il fuoco nel dipinto proviene dallo scoppio delle bombe che cadono intorno alla casa, lo scoppio di una bomba a grappolo illumina il cielo con il suo fuoco rosso sangue senza riflessi.

Adalah Justice… è una parola araba che significa giustizia.

Donne che dormono…a volte il rivedere i nostri feedback in Facebook può portarci solo disagio e mancanza di apprezzamento di ciò che ci circonda. Quindi questo pezzo è stato creato alla ricerca di uno spazio di tranquillità nella pittura e nel sonno. Il soggetto sono le donne che dormono sperando di trovare pace.

Se solo potessi inserire la mia casa nella valigia…per ogni palestinese di Gaza e vive nella diaspora, Gaza è una delle città al mondo che sogna di lasciare. Poi, una volta fatto sogna di tornare indietro, ma non può a causa delle frontiere chiuse e dell’assedio. Ultimo dipinto prima della guerra del 2021, guerra che ha distrutto l’unica attività di forniture di materiali, legati all’arte.

(Foto di Daniele Bolognari)

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