Domenica 14 aprile 2024 ore 18.00
presso la sala Fronte del Porto del cinema Porto Astra in via S.M. Assunta
Proiezione del film

Nezouh – Il buco nel cielo, regia di Soudade Kaadan, 105 minuti

Anche se le bombe cadono su Damasco, Mutaz si rifiuta di fuggire nella vita incerta di un rifugiato. Sua moglie, Hala, e sua figlia, Zeina, devono scegliere se restare o andarsene. Quando una bomba provoca uno squarcio nel tetto dell’appartamento in cui vivono a Damasco, la quattordicenne Zeina e i genitori si trovano improvvisamente esposti al mondo esterno.
Vincitore del premio Diritti Umani Amnesty International

Nella Damasco vessata dalla guerra civile siriana, tra le pochissime famiglie ancora rimaste nel mezzo delle rovine della città assediata, vi è quella dall’adolescente Zeina ancora nella propria abitazione con la speranza di potervi continuare ad abitare. Ostinato ottimismo perpetrato dal padre Motaz, il quale si mostra cocciutamente deciso a rimanere, ignorando qualsivoglia segno di distruzione apponendo labili toppe alle crepe sempre più visibili. In contrapposizione, sua moglie Hala e la figlia Zeina, desiderose di fuggire dal terrore verso l’Europa.

Nell’attimo in cui una bomba aprirà un buco nel soffitto della camera di Zeina, risparmiando a tutti la vita, la smania di andarsene si farà più impellente. Fino al quel momento inconsapevole della realtà circostante, Zeina potrà scorgere finalmente il mondo esterno, dal quale rimarrà attratta, anche grazie al contatto con Amer, il giovane vicino che le lancerà la corda per farle finalmente vedere il cielo terso della notte senza bombardamenti, tramutandolo nella mente come un’immensa distesa d’acqua dove potevi immergere.

Nella commistione tra delicato dramma ed immagini che trascendono la realtà, con la guerra che fa capolino rimanendo struggente cornice, il film si concentra sulle difficili dinamiche familiari in cui una risoluta femminilità assume le redini del racconto.

Nezouh – Il buco nel cielo, infatti, è principalmente un percorso di formazione femminile ed adolescenziale di una quattordicenne e della madre verso un futuro libero da costrizioni imposte. Sarà letteralmente lo squarcio provocato dal bombardamento, la fenditura attraverso la quale Zeina, ed Hala, riusciranno a intravedere la possibilità di fuggire da quella che non considerano più la dimora dove sentirsi al sicuro, ma che iniziano invece a percepire come la materializzazione delle catene dell’opprimente cultura maschile, impersonata dal padre/marito, esempio di repressione camuffata da amorevole protezione.

Il predominio patriarcale di Mutaz è finemente nascosto dietro al pretesto della difesa dalla brutalità del “fuori” ed espresso da azioni che hanno come obiettivo il tenere a sé le donne, imprigionandole nel “dentro” apparentemente meno temibile. Mentre le mura vengono distrutte, l’uomo fa di tutto per ricattarle emotivamente, perpetrando una normalità quotidiana ormai inattuabile. Dalla presa di coscienza di madre e figlia, nella Siria occupata, ha inizio il percorso rivoluzionario di emancipazione e speranza. Zeina, nonostante la giovane età, riuscirà a non farsi sopraffare da un destino inevitabilmente segnato, trovando nell’immaginazione e nella fantasia la forza necessaria. La missione sarà quella di raggiungere il mare percepito come mezzo salvifico per intraprendere un moderno viaggio di Ulisse, inteso non come allegoria di lontananza dell’uomo dalla patria, bensì come unica opportunità di salvezza per cercare una nuova casa. Fuga reale verso la libertà e al contempo ideale dalla sopraffazione di genere.

L’opera seconda della regista Kaadan (nata in Siria e vissuta in Francia), dopo l’ottimo esordio Il giorno che ho perso la mia ombra, presentato a Venezia e vincitore del premio per la Miglior opera prima nel 2018, è il racconto della questione siriana in chiave quasi tragicomica, in bilico tra dramma e ironia, con lo speciale apporto di idee surrealiste e simboliche che, unite al realismo degli eventi, creano un interessante e delicato ibrido.

(Recensione tratta da https://www.cinematografo.it/recensioni/nezouh-il-buco-nel-cielo-a9v7jkhm)

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Il Fronte del Porto a Padova è più di una sala cinema: è un luogo di incontro, dibattito e crescita culturale. Una sala della città, per la città. Un luogo di dibattito, in cui la città possa rispecchiarsi e riconoscersi. Una sala aperta e partecipata.

Uno spazio gestito, trasparente, coabitato, condiviso.

In dodici Associazioni abbiamo costruito un programma di trenta proiezioni ed incontri, grazie al contributo delle Consulte 4A e 4B e del Comune di Padova.

Il filo rosso è “CONFINI”:

Una frontiera riconosciuta è il miglior vaccino possibile contro l’epidemia dei muri
(Regis Debray, “Elogio della frontiere”)

Il programma si articola in sezioni:
CONFINI D’EUROPA
IL CONFINE E LA GUERRA
I CONFINI DELLA NORMALITA’
C’E’ CONFINE FRA I GENERI?
e due extra:
FATTO A PADOVA
CINEMA PARTECIPATIVO
più di metà delle serate, fra documentario e cinema di finzione, con l’autore o l’autrice in sala!

Una rassegna ricca di un programma che vi invitamo a scoprire qui: https://bit.ly/frontedelporto
Pensiamo al Fronte del Porto a Padova come più di una sala cinema: un luogo di incontro, dibattito e crescita culturale.
E’ un progetto condiviso, con capofila Zalab che coinvolge ACS ong – Associazione di Cooperazione e Solidarietà, Associazione Mimosa, Associazione Culturale Pluriart, Arcigay Tralaltro Padova, Centro Pandora, Boramosa Padova, Cineforum Antonianum, Lottodiognimese Padova, Sangre Malo Film, Secondo Tempo, Walking art APS

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