Domenica 16 Novembre 2025 alle ore 18:00 presso la Sala Fronte del Porto di Via S.M. Assunta 20 Padova proiezione di “Innocence” di Guy Davidi
Film Documentario, Danimarca/Israele/Finlandia/Islanda, 2022, 100′. Prima uscita in Italia nel 2024
In collaborazione con Assopace Padova
Il regista Guy Davidi sarà presente in sala in collegamento online
per maggiori informazioni sulla sala e per prenotazioni https://www.frontedelportopadova.it/

Cosa significa crescere in un paese che ti obbliga a diventare un soldato? Ci sono voluti più di dieci anni di lavoro per realizzare Innocence, una storia che racconta Israele tramite il suo esercito.
In Israele tutti i cittadini ebrei devono prestare obbligatoriamente il servizio di leva. Dura 32 mesi per gli uomini e 24 mesi per le donne. Con Innocence il regista israeliano Guy Davidi ha raccolto le storie di tantissimi giovani che hanno cercato, senza riuscirci, di resistere all’arruolamento. Presentato nel 2022 alla 79^ Mostra del Cinema di Venezia, Innocence è un durissimo atto di accusa contro le politiche che educano al culto delle armi e della guerra. Un film brutalmente concreto e incredibilmente poetico, che per la sua forza narrativa e di feroce attualità ha ottenuto con il patrocinio di Amnesty International Italia.
“Fare una guerra è un lavoro di narrazione. Una buona storia è fondamentale per legittimare l’uso della forza militare. Ecco perché i militari hanno bisogno di attività promozionali e Israele è un Paese modello nel promuovere le proprie imprese militari. Abbiamo colonizzato, occupato e invaso con successo, semplicemente per diventare più forti e accettati dalle altre nazioni. La nostra storia di ebrei perseguitati e la nostra democrazia illuminata fanno entrambe parte del nostro solido kit di pubbliche relazioni. Ma prima di promuovere la nostra storia nel resto del mondo, dobbiamo promuoverla presso i nostri figli.”
Innocence racconta la storia di ragazze e ragazzi che hanno resistito all’arruolamento ma poi sono
capitolati. Le loro storie non sono mai state raccontate perché sono morti in servizio. Attraverso un
racconto basato sui loro inquietanti diari, il film descrive il loro sconvolgimento interiore, intrecciando
immagini militari di prima mano, momenti chiave dall’infanzia fino all’arruolamento e video amatoriali
dei soldati deceduti, le cui storie sono state messe a tacere e sono viste come una minaccia nazionale.
Innocence, un film su cosa significa crescere in un paese che ti obbliga a diventare un soldato.

“Questo mondo è pieno di malvagità, sfruttamento, ingiustizia e dolore.
Una volta entrato nell’esercito, sono diventato parte di ciò che crea tutto questo”
H a l i l G i v a t i R a p p , 2 0 a n n i
“Tutti dicono che sto bene,
ma la maggior parte del tempo non riesco, non riesco a respirare”
D o r o n A s s a f , 1 8 a n n i

IL REGISTA
Guy Davidi è nato nel 1978 a Jaffa, in Israele. Gira e monta film fin dall’età di sedici anni. I suoi documentari sono stati proiettati in decine di festival cinematografici internazionali, cinema e canali televisivi. Con Five Broken Cameras è candidato all’Oscar per il miglior documentario e vince un Emmy Award e il premio per la miglior regia al Sundance Film Festival. IMDB lo ha selezionato nella lista dei “documentaristi più coraggiosi” insieme a Michael Moore e Werner Herzog. Da anni vive e lavora a Copenaghen con la moglie e regista Maja Friis.
“Non c’è niente che mi commuova più della delicatezza di un bambino quando scopre il mondo, e non c’è niente che mi ferisca di più che vederla annientata.
Israele non è un paese che dà valore all’innocenza. La sua identità militarizzata richiede la distruzione e la distorsione delle dolci linee di confine dell’infanzia. Questa dedizione alla violenza miete numerose
vittime, ma c’è anche una tragedia nascosta: il crollo della genitorialità. Ogni guerra si basa sul
tradimento dei genitori nei confronti dei figli. Ma in una società militarizzata, anche i genitori più liberi
sono destinati a non riuscire a proteggere lo spirito dei propri figli.
Continuo a credere che se mettiamo al primo posto l’amore per i nostri figli, esso potrà sopraffare i più
forti poteri politici ed economici.”
Guy Davidi, Settembre 2022

C O N V E R S A Z I O N E c o n G u y D a v i d i
Questo film è stato realizzato in dieci anni. Puoi raccontarci qualcosa di quest’opera e del processo
di realizzazione?
È un film che racconta cosa significa diventare un soldato in Israele e su come la società israeliana eserciti pressioni su di te sin dalla più tenera età e fino al momento in cui ti arruoli (in Israele tutti i cittadini ebrei sono tenuti a prestare obbligatoriamente il servizio di leva che dura 32 mesi per gli uomini e 24 mesi per le donne, n.d.r.)
Ho usato i diari e le lettere di soldati morti durante il loro servizio militare. Sono ragazze e ragazzi che si
sono opposti o che hanno sentito di non voler far parte dell’esercito perché era contrario ai loro valori e ai loro principi. Eppure hanno tutti ceduto e si sono tolti la vita durante questo periodo, senza farlo da eroi in combattimento o in guerra.
Volevo anche che fosse un film epico, un’opera che mostrasse davvero cosa significhi crescere in Israele; un film che coprisse un intero periodo di vita, dalla nascita, passando all’infanzia, fino ad arrivare al servizio militare. Il film racconta le storie di cinque soldati che sono morti. Non volevo seguire un solo personaggio specifico, volevo sceglierne diversi e ciò ha richiesto molti anni di costruzione. Invece di creare differenze in ogni racconto, cerco di rappresentare la storia principale che tutti condividono: la pressione di crescere e di partire per il servizio di leva.
Per raccontare le storie di questi soldati scomparsi utilizzo sia meravigliosi filmati d’archivio delle loro
vite, della loro infanzia e della loro adolescenza, sia scene di addestramento tratte da video girati in prima persona da soldati all’interno delle forze armate; immagini che illustrano cosa significhi addestrarsi per diventare un soldato in Israele. Si tratta di video quasi apocalittici, perché per questi soldati che sono morti suicidi, il servizio militare e il periodo di addestramento sono stati un incubo reale.
Tutto questo è accompagnato da scene che abbiamo girato con bambini e adolescenti. Loro non hanno
nulla a che fare con i soldati che sono morti. Abbiamo poi catturato con molta attenzione i momenti
chiave della vita in Israele, dalla più tenera età fino al giorno dell’arruolamento; momenti che potrebbero
aver spinto i soldati che sono morti a non ribellarsi all’esercito e che mettono in luce le pressioni e il
modo in cui la società israeliana spinge i ragazzi ad arruolarsi contro i propri principi.
Per esempio, si vede un bambino di quattro anni apprendere che ogni persona in Israele deve prestare
servizio militare: è un momento di scoperta toccante. Poi si vede una bambina di 10 anni a cui viene detto che non ha possibilità di scegliere se prestare servizio o meno. Si tratta di passaggi chiave, raccontati attraverso età molto diverse, che mostrano come il futuro di questi ragazzi sia predeterminato dalla militarizzazione. Questi sono figli dell’Occidente in molti modi diversi. Israele non è una piena
democrazia, si sta trasformando da paese colonizzatore e occupante in uno stato di apartheid. Tuttavia, è
una democrazia per coloro che vivono all’interno del territorio israeliano. Si può dire che sia un Paese che ha molti valori con i quali i bambini occidentali possono identificarsi, non è la Corea del Nord…
A scuola parliamo di libertà di parola, parliamo di avere una società inclusiva, anche se non la
pratichiamo. Cresciamo con l’idea dei diritti umani, impariamo persino che possiamo opporci a una legge che è moralmente illegale. Poi, da soldato, ti rendi conto che i valori che ti vengono insegnati non sono affatto praticati nella realtà. Vivi questa crisi quando ti iscrivi al servizio militare e scopri che molti degli ideali che ti sono stati insegnati sono lontani da ciò che stai vivendo. Alcuni lo scoprono prima, la
maggior parte lo scopre dopo, ma diventa più evidente durante il servizio militare.
Quali erano le tue riserve sull’utilizzo di archivi privati di soldati che si sono tolti la vita?
Ho riflettuto molto dal punto di vista etico e sono stato in stretto contatto con le famiglie che mi hanno
autorizzato a mostrare i loro figli nel film. Sono estremamente grate per aver dato la possibilità di far
sentire la voce dei loro figli.
Desidero precisare che questo film non parla di suicidio o di persone che si suicidano. Le storie di suicidio nell’esercito israeliano sono molto più numerose di quelle mostrate nel film. Trovo sbagliato considerare il suicidio come un fenomeno a sé stante, così come non si considera l’omicidio un fenomeno a sé stante.
Il film parla di come la cultura militare danneggi e distrugga la capacità dei bambini e dei giovani di
crearsi la propria identità spontaneamente. È l’esplorazione di una cultura e di un sistema che abbattono il libero arbitrio e mostrano che se non si può o non si vuole conformarsi alle sue richieste, e se non si è
disposti a sopportare le conseguenze della propria obiezione, allora la morte può diventare l’unica
alternativa.
Quanto è diffuso questo sentimento antimilitarista in Israele?
Molte persone si lamentano del servizio militare in Israele e hanno dubbi sull’operato dell’esercito
israeliano. Questo accade mentre la popolazione invecchia, e i valori con cui è cresciuta sono in
contraddizione con la realtà che si trova di fonte a loro. Tuttavia, la maggior parte delle persone non è in
grado di scrollarsi di dosso gli anni di condizionamento o la narrazione e il credo sionista dominanti. Un
numero crescente di genitori è favorevole all’idea che i propri figli non facciano il servizio militare, ma la stragrande maggioranza è ancora lontana dall’assumere una posizione più incisiva per educare i propri
figli a resistere alle pressioni che li circondano nei confronti della leva militare.
Anche l’esercito si sta adattando a questa realtà, facendo sempre più affidamento sulle minoranze più
emarginate della società israeliana che hanno bisogno del servizio militare come lasciapassare per
migliorare il proprio status sociale. L’esercito offre anche vantaggi di tipo capitalistico ai giovani. Può ad esempio essere una via d’accesso all’industria hi-tech israeliana attraverso il servizio in molte unità di
retrovia. Quindi, nonostante tutti i notevoli cambiamenti, la sacralità dell’esercito viene preservata. Non c’è una vera discussione sulla necessità del servizio obbligatorio né una reale minaccia di obiezione di massa.
I genitori di bambini come Doron, nel film, li avrebbero facilmente scusati per non essersi arruolati. Se
Doron avesse detto “Non sono fatta per l’esercito”, i suoi genitori l’avrebbero sostenuta. Lo stesso vale
per un altro personaggio, Halil. I suoi genitori lo hanno sostenuto pienamente quando ha espresso dei
dubbi. La pressione a servire come soldato influisce su così tanti livelli, come vediamo nel film, e
proviene da così tante direzioni che i genitori non hanno il pieno controllo sul futuro dei loro figli. Se
vogliono avere una maggiore capacità di azione, l’unico modo è esprimere un’obiezione forte e chiara
contro il servizio militare e avere la capacità di fronteggiare queste pressioni.
Devi impegnarti attivamente per far sì che tuo figlio si senta libero di non fare il servizio militare, perché
tutto ciò che lo circonda lo spingerà a farlo. E comunque, come vediamo nel film, puoi fallire.
